Campionato io ti amo - Stagione 1995/1996

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Le principali novità sotto il profilo regolamentare riguardarono la possibilità di compiere fino a tre sostituzioni — senza discriminanti tra portiere e giocatore di movimento — e la numerazione fissa sulle maglie da gioco, con numeri da 1 a 99 e il cognome sul retro della divisa.

A mettersi in luce sul fronte del mercato fu il Milan, alle cui fila si aggiunse l'ex juventino Roberto Baggio: a vestirsi di rossonero fu poi il liberiano George Weah, ingaggiato dal Paris Saint-Germain. I bianconeri puntarono invece su Pessotto e Vierchowod per la difesa, rinfoltendo poi la mediana con Lombardo e Jugović. L'Inter del nuovo presidente Massimo Moratti — insediatosi a capo della società nel febbraio 1995 — acquistò i difensori Roberto Carlos e Javier Zanetti, il centrocampista Ince e l'attaccante Ganz.

La Sampdoria tesserò Seedorf e Karembeu col Parma che ingaggiò infine Cannavaro e Stoičkov (detentore del Pallone d'oro).

A caratterizzare le prime battute del torneo fu una corsa alla pari tra Juventus e Milan con le formazioni appaiate sino al terzo turno: il primato solitario divenne appannaggio dei meneghini alla quarta giornata, complice il pari dei torinesi sul campo di un Cagliari che mosse nella circostanza la propria classifica. Impostasi nel confronto diretto, la squadra di Capello consolidò in autunno la posizione di testa brevemente contrastati da un Parma nel quale si segnalò l'esordio del portiere minorenne Buffon, i lombardi contennero successivamente l'assalto della Fiorentina laureandosi campioni d'inverno con una lunghezza di margine sui toscani.

Partite con ben altre ambizioni, Inter e Sampdoria costituirono — loro malgrado — una delusione accumulando ritardo in chiave europea dall'Udinese e dalle romane.Un discreto girone d'andata pose Cagliari e Vicenza al riparo da assilli di classifica, a fronte di maggiori pericoli incombenti su Piacenza e Torino: col ruolo di coda toccato alla Cremonese, Padova e Bari denunciarono a propria volta una situazione deficitaria.

Col primato rossonero mai posto in discussione, la piazza d'onore registrò il riaffacciarsi della Juventus: il solo passo falso compiuto dal Diavolo corrispose alla stracittadina del 10 marzo 1996, persa di misura contro un'Inter in risalita. Da segnalare inoltre un fatto fin lì senza precedenti, ovvero la mancata disputa di un turno di campionato — nella fattispecie calendarizzato alla 26ª giornata — per uno sciopero indetto dai calciatori quale gesto di protesta verso le condizioni contrattuali inerenti l'attività professionistica.

Sul versante sportivo la Juventus mancò un ultimo appello cadendo a domicilio per mano della Sampdoria, con la matematica che fornì un primo responso tramite l'anticipata retrocessione dei patavini: a condannare questi ultimi concorse, tra l'altro, un filotto negativo di 11 sconfitte consecutive. Ai suddetti biancorossi si unirono, nel turno successivo, Torino e Cremonese dopo uno scontro diretto risoltosi con l'effimera vittoria granata; evento principale della domenica risultò la sfida tra Milan e Fiorentina, col successo dei rossoneri che assicurò loro il titolo nazionale.

In chiave-salvezza l'ultima compagine ad arrendersi fu il Bari, la cui relegazione venne certificata dalla sconfitta con l'Inter a 90' dal termine: la caduta dei pugliesi — che pure annoveravano in organico il capocannoniere Protti — assicurò la permanenza a Napoli, Piacenza e Atalanta.

La finale persa dagli orobici in coppa nazionale contro i gigliati comportò il ripescaggio interista nelle manifestazioni continentali, fatto peraltro ascrivibile al contestuale successo bianconero in Champions League: ammessi alla UEFA, i milanesi tennero compagnia al Parma nonché alle formazioni della capitale, col traguardo europeo fallito da Udinese — a scapito di un buon avvio — e dai doriani cui non risultò sufficiente un miglioramento nella tornata conclusiva.

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